mercoledì 16 aprile 2014

Intervista a Roberta Capotosti (Fratelli d'Italia)

 
 
Di Adriano Scianca
 
Il 29 aprile 1975, a Milano, il giovane Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù, spirava dopo 48 giorni di agonia in seguito a un agguato di alcuni estremisti di Autonomia Operaia. Da allora, nel giorno della morte, ogni anno le varie anime della destra milanese si raccolgono in corteo per ricordare il ragazzo barbaramente ucciso. Quest’anno, tuttavia, il sindaco Giuliano Pisapia ha messo le mani avanti: pur definendo il ricordo di Ramelli “una commemorazione giusta e doverosa”, il primo cittadino ha invitato a “opporsi alla bieca strumentalizzazione di questo tragico evento attraverso la parata nazi-fascista che da anni deturpa la nostra città. Mi auguro vivamente che le autorità competenti facciano tutto quanto possibile per evitare questa grave offesa alla Milano Medaglia d’Oro della Resistenza”. Per la consigliera provinciale di Milano di Fratelli d’Italia Roberta Capotosti, tuttavia, “non sta certo a lui stabilire cosa a Milano si può si può ricordare e come”.
Capotosti, come giudica la dichiarazione del sindaco Pisapia?
«Sono parole che lasciano il tempo che trovano, è più di un mese che nei vari consigli di zona si perde tempo per discutere di questo argomento anziché dei problemi della città».
Quindi lei si sente di confermare che il corteo in ricordo di Ramelli si farà?
«Sì, certo, il corteo si farà».
Secondo lei perché Pisapia ha sentito il bisogno di questa entrata a gamba tesa?
«Il sindaco voleva solo salvare la faccia con il mondo antagonista che ha contribuito ad eleggerlo».
Mondo antagonista che sembra piuttosto inquieto, dopo il divieto di contropresidio disposto dalla questura…
«Avevano prenotato la piazza che tradizionalmente ospita il nostro ricordo di Ramelli a dicembre per mettere in atto una becera provocazione, un tentativo di far saltare un corteo pacifico, che si tiene da anni senza aver dato mai un problema di ordine pubblico».
Però Pisapia ha anche aggiunto che la commemorazione in sé è “giusta e doverosa”. Ipocrisia o tentativo di disgelo?
«Non credo che spetti a lui stabilire cosa è giusto e doveroso ricordare. Non ci facciamo dire come ricordare un camerata ucciso da uno dei difensori dei suoi assassini».
Com’è oggi la Milano di Pisapia?
«La città è peggiorata: in decoro, in sicurezza… Invece di occuparsi di tutto ciò, la giunta si perde in discussioni surreali sull’antifascismo o sui gay pride, che sono i veri cortei che offendono la città, altro che il nostro».
I rapporti fra Pisapia e l’estrema sinistra milanese sono sempre stretti?
«Questa dichiarazione conferma che i rapporti tra il sindaco e l’estrema sinistra sono fortissimi. È tuttavia vero che politicamente oggi la sinistra rappresenta uno zero assoluto, a Milano, se poi sono costretti a chiedere alla questura di vietarci le manifestazioni…».
 

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