martedì 7 ottobre 2014

Per una Banca Locale, radicata sul territorio e vicino a famiglie ed imprese.

Una banca che svolga attività di interesse pubblico.
Proposta politico economica per lo SVILUPPO TERRITORIALE.
Missione
Riteniamo più giusto vivere del proprio lavoro piuttosto che vivere di rendita finanziaria; preferiamo un’economia fondata sulla tutela del risparmio e degli investimenti rispetto ad un’economia improntata su spesa e consumi.

Per questo, secondo noi, la banca ideale deve avere un ruolo etico e sociale ed iscriverlo nel proprio statuto, e la sua attività deve ritornare ad essere una funzione d’interesse pubblico.

La nostra idea di banca vuole essere realmente differente.
Descrizione
LINEE GUIDA
Il Comune o l’unione di più Comuni (per complessità ed efficacia è preferibile un bacino di dimensioni medio/grandi) potrebbe prendere in considerazione l’idea di creare una propria banca:
- da considerarsi a tutti gli effetti alla stregua di un istituto ordinario, quindi soggetto all'affiliazione ABI e sotto la giurisdizione di Bankitalia s.p.a.;
- oppure da considerarsi quale istitut...o di diritto pubblico, sulla falsa riga delle 'vecchie fondazioni bancarie', prima della riforma, di conseguenza soggetto ad altro tipo di normative.

Tale banca, detta BANCA LOCALE, sarà volta al rilancio dell’economia del territorio, dovrà essere una banca pubblica dove, da statuto, il 51% necessariamente dovrà essere detenuto dal Comune stesso, mentre il restante dovrà essere ad azionariato diffuso.

Il Comune, depositandovi le sue entrate fiscali e gli assets immobiliari, va a costituire la maggioranza del capitale sociale cui aggiungere i depositi provenienti dai risparmi.

L’ammontare del capitale, va a costituire deposito della banca che, nel pieno rispetto della regolamentazione sancita dal sistema bancario, può essere moltiplicato, a fini di nuovi im-pieghi, per un fattore di 9, secondo il principio della riserva frazionaria.

Da qui, la banca, ha la facoltà di concedere prestiti (le proprie entrate moltiplicate per 9) a chiunque ne abbia i requisiti: famiglie, piccole-medie imprese, industriali, artigianali o agricole e all’amministrazione stessa.

OBBIETTIVI
Di fatto la banca agirebbe come una agenzia di sviluppo economico, sostenendo progetti di investimento, e da calmiere dei tassi di interesse, concedendo finanziamenti a tassi più bassi rispetto mercatorispetto a quelli attualmente sul mercato.

Si produrrebbe così ricchezza sul territorio e dunque nuovo gettito fiscale, nuovi fondi per la banca; insomma, andrebbe a generarsi un ciclo virtuoso, lontano da squilibri inflazionistici, bolle speculative e ‘derivati’; un’economia non ‘dopata’, ma sana, fondata sul risparmio e sugli investimenti.

Attraverso una simile operazione, non solo si taglierebbero fuori i tradizionali ‘istituti di debito’, ma si potrebbe seriamente rivitalizzare il tessuto economico e rilanciare lo sviluppo locale, facendo fronte alla realizzazione e alla manutenzione straordinaria delle infrastrutture.

PRATICABILITÀ
In ogni caso questa è una ricetta realizzabile e concretizzabile solamente attraverso la ferma determinazione degli amministratori che vorranno abbracciare questo progetto.
Va sottolineato che in ambito creditizio soluzioni simili nello spirito (un modo di ‘fare banca’ differente rispetto a quello generalmente diffuso oggi), sono operative con successo in più parti del mondo, non da ultime Islanda, Stati Uniti d’America e Germania. Non ci inventiamo quindi nulla di fantascientifico e di inapplicabile.

CONSIDERAZIONI CRITICHE
Per quanto riguarda il discorso dei depositi derivanti da parte delle entrate fiscali ipoteticamente sottratte all'utilizzo per progetti pubblici, occorre sottolineare che queste non verranno utilizzate in toto ed indiscriminatamente, bensì soppesando le quantità necessarie ad utilizzo immediato e le eventuali eccedenze da destinare a deposito (ricordiamo che esistono amministrazioni ligie che pur avendo degli avanzi di bilancio non li possono spendere a causa del “patto di stabilità”).

Importante è comunque capire che ogni euro depositato consente, sempre in base al principio della riserva frazionaria, di impiegare prestiti per il suo corrispondente coefficiente moltiplicatore, prestiti cui necessariamente può attingere, in primis, l'amministrazione stessa per realizzare i suoi scopi sociali e pubblici.

Di conseguenza ogni euro utilizzato e destinato a deposito non viene assolutamente sottratto alla comunità; anzi deve essere sfruttata la possibilità di potenziarne il suo valore.

In relazione agli eventuali rischi per attività e gestione condotte in maniera scriteriata, occorre precisare due aspetti:
- in primis, la BANCA LOCALE, non avendo finalità di lucro per statuto (e le eventuali eccedenze a bilancio vengono destinate ad aumentare il capitale sociale, creando un effetto dinamo sul coefficiente moltiplicatore), rimane vincolata ad utilizzare la raccolta per impieghi sul territo-rio (parte di questi impieghi possono purtroppo avere anche esiti negativi per investimenti sbagliati, ma proporzionalmente non saranno mai in grado di far crollare un sistema al pari di un utilizzo meramente speculativo);
- in secundis, quale maggior rischio hanno contratto fino ad ora le amministrazioni che hanno visto imporsi dalle banche operazioni coi derivati che hanno condotto anche alcuni enti pubblici e Comuni stessi alla soglia del fallimento? Uscire da questa logica cui le amministrazioni erano costrette ad affidarsi per accedere a finanziamenti, rimane quindi un fattore positivo.

È normale che i criteri di impiego della raccolta debbano essere fatti nella maniera più accorta possibile, primo perché vengono utilizzati soldi pubblici, secondariamente perché vanno finanziati esclusivamente progetti seri e concreti che possano ridare effettivamente slancio all'economia del territorio alimentando il circuito produzione-occupazione-consumo.

La logica di attribuzione dei finanziamenti deve essere rapportata al grado di rischio ma, a differenza delle banche ordinarie, innanzitutto l'accesso al credito, pur richiedendo la meritorietà, deve essere più snello - e viste le condizioni odierne non serve molto - e, soprattutto, a costi e condizioni differenti, quindi più vantaggiose.

Ben vengano quindi le eventuali giuste osservazioni e le precisazioni, pur critiche verso il progetto, ma siamo consapevoli che le critiche a tale idea verranno soprattutto da parte di chi intende mantenere inalterato questo stato di sudditanza al sistema bancario attuale e da chi non riesce a immaginare o ricordare come funzionavano le cose in materia non più di qualche decennio fa, prima dei disastri causati dalle nefaste date del 1994 (passaggio al modello di ‘banca universale’ ossia “un intermediario che opera senza vincoli di specializzazione temporale ed in tutti i settori dell'intermediazione finanziaria"...) e del 2000 (rimozione negli Usa del Glass - Steagal Act, operante fin dal 1933, che sanciva la separazione tra le attività delle banche commerciali e quelle delle banche d’investimento, proibendo alle prime di sottoscrivere o acquistare titoli, sia direttamente, sia indirettamente tramite controllate che ne effettuino in via principale l'emissione).

La nostra risposta ai probabili detrattori è una soltanto:

FINO AD OGGI SI È CONCESSO ALLE BANCHE DI DETERMINARE TROPPO, E BEN OLTRE LE NORMALI PREROGATIVE. ORA DOBBIAMO TROVARE, TENTARE, PROVARE UNA ALTERNATIVA PER NON FARCI SCIPPARE ULTERIORMENTE I NOSTRI SOLDI, LE NOSTRE SPERANZE, IL NOSTRO FUTURO.

LE SOLUZIONI RADICALI, ALLA FINE, SONO LE MENO COSTOSE.

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