martedì 20 gennaio 2015

"Strategie fallaci"...

 
 
Quanto accaduto a Parigi ha colpito la sensibilità e l’immaginario dei più. Al di là della generale indignazione e del diffuso cordoglio per le vittime, non possiamo però esimerci dal fare alcune considerazioni a mente fredda, distanti e distaccati dall’onda emotiva, nella consapevolezza che, non da oggi, ci sono ambienti che hanno tutto l’interesse – politico, economico e culturale - a creare e ad alimentare il cosiddetto “scontro di civiltà” tra quello che si definisce “Occidente” (gli Usa e le sue proiezioni nel mondo a partire dall’Europa) e l’Islam (o meglio il composito e complesso mondo musulmano).

 
È innegabile il fatto che esiste un problema nell’Islam (le varie centrali terroristiche), ma è oltremodo sbagliata e pericolosa l’equazione Islam=terrorismo o Immigrazione=Islam, frutto di analisi superficiali, ingenue e distorte, che giocano a favore dei registi del terrore.
 
Prendiamo le distanze dai seguaci di idee fallaci, piene di odio, frutto del pensiero e della penna di una Oriana che italiana lo era solo di nascita, attenta a salvaguardare e a promuovere le teorie neocon, che tanti sodali trovano oggi in Europa e anche nel nostro Paese, distratti e raffazzonati interpreti che pullulano tra i vari movimenti e partiti sedicenti identitari, capitanati da pseudo leader che in maniera piuttosto grezza e becera blaterano di immigrazione-Islam-religione senza la benché minima cognizione di causa.
 
Da sempre siamo e saremo contro il Mondialismo, e ci opponiamo e ci opporremo ad uno dei suoi più nefasti effetti: l’immigrazione. L’immigrazione di massa e incontrollata, che arreca gravi e sempre più incolmabili danni sociali, culturali ed economici all’Italia, che più di tutti all’interno dell’Unione Europea subisce e patisce un fenomeno che ci vorrebbero far apparire “normale”, “naturale” ed “irreversibile”.
 
Nella visione laica e non teocratica dello Stato (che non significa ignorare l’importanza e la necessità dell’elemento religioso e spirituale), non ci perderemmo in diatribe religiose e di condanna di una confessione rispetto ad un’altra.
 
Non saremo noi a confondere e a sovrapporre il criminale disegno immigratorio di sradicamento dei popoli con aspetti religiosi.
 
Non saremo certo noi a scaricare sull’alibi islamico di turno il vuoto e la fiacchezza di un’Europa smarrita, tutta arroccata nell’ipocrita difesa di presunte e velleitarie “libertà”, a partire da quella d’espressione (ignorando che proprio in Europa non mancano strumenti legislativi vergognosi atti a reprimere la libertà d’espressione delle idee!); un’Europa incapace, in tutta la sua tronfia prosopopea progressista, di riconoscere il fallimento del modello di integrazione. Perché possiamo pure fingere di non vederlo e di non comprenderlo, ma i terroristi con cui dobbiamo fare i conti sono sempre più spesso allevati in seno a questa Europa e ai suoi strombazzati “valori occidentali”; possiamo fingere di non vedere e non comprendere che l’immigrazione così come la stiamo subendo funge anche da vettore di terroristi reali e potenziali; ma tutta questa finzione, tutta questa incomprensione, non cambieranno una realtà con cui dovremo sempre più drammaticamente fare i conti.
 
Tornando agli eventi drammatici e sanguinosi di Parigi, mentre c’è chi si chiede del perché qualche giorno prima era stata tolta la scorta fissa di una camionetta, a guardia della redazione del giornale, lasciando un solo poliziotto, nonostante Charlie Hebdo risultasse un obiettivo sensibile, o chi si sofferma sull’auto o sulla scarpa perduta e sulla superficialità di chi ha agito, o chi intende scandagliare eventuali perizie balistiche sospinto da uno spirito alla Sherlock Holmes, noi vogliamo cercare di inquadrare a chi giovano simili azioni e quali obiettivi strategici possono celarsi dietro tali strategie.
 
Non dobbiamo dimenticare che negli anni ’70, il nostro Paese fu teatro della famigerata ‘strategia della tensione’, messa in atto con l’obiettivo principale di ‘destabilizzare l’ordine pubblico per stabilizzare l’ordine politico’ attraverso la creazione ed infiltrazione di gruppi pseudo-terroristi, pronti a qualsiasi tipo di azione; con lo scopo appunto di disseminare il terrore ed il caos tanto da giustificare misure repressive e di monitoraggio tali da garantire il totale controllo.
 
Che sia proprio diffondere la paura ed il caos tra la popolazione l’obiettivo principale, creare il caos a tal punto che successivamente qualcuno possa proporre e stabilire un nuovo ordine, magari attraverso la proclamazione di uno stato di emergenza?
 
Sicuramente l’effetto è devastante; impaurire la popolazione, sensibilizzare e mettere insieme tutti i governi europei, allineati sulle stesse posizioni, spingendoli alla convinzione che per salvaguardare casa loro magari sia necessario intervenire in altre parti del pianeta.
 
L’obiettivo potrebbe essere quello di portare e coinvolgere l’Europa intera in un nuovo intervento in Medio Oriente, magari partendo dalla Siria che, a differenza dell’Afghanistan, dell’Iraq e della Libia, sta creando grossi problemi a chi pensava di liquidarla in pochissimo tempo, sebbene con l’ausilio dell’Isis; quello che succede in Medio Oriente non è casuale, così come non lo è l’Isis.
 
In questo scenario potrebbero essere coinvolte anche Russia e Cina, in contrapposizione all’Occidente, contro un’Europa che fatica a comprendere le sole sanzioni economiche alla nazione di Putin, ma che si trova sospinta e quasi costretta dalle pressioni americane ad assumere questa posizione.
 
Il fine è sempre più chiaro, portare tutti sull’orlo del baratro affinché l’assetto di potere mondiale venga ridisegnato e mantenuto sotto il controllo dei padroni globali.
 
Forse appariranno dietrologie o analisi azzardate, ma riteniamo sia legittimo porsi delle domande profonde ed importanti; delle domande che non sottovalutino la pericolosità del terrorismo, ma che non cadano nelle facili tentazioni di identificazioni sbagliate tra cause ed effetti, tra registi e strumenti, tra copioni ed attori.
 
Alla luce di questo rimane sempre più necessario che l’Italia ritorni ad essere protagonista in Europa, un’Europa che non può rimanere più oggetto delle decisioni altrui; bensì deve ridisegnare la propria sovranità e divenire soggetto protagonista degli scenari strategici mondiali, attraverso la strada della diplomazia e del dialogo amichevole, della collaborazione e cooperazione commerciale con la Russia, così come con i Paesi del Nord Africa che si affacciano sul Mediterraneo e quelli del medio Oriente, perseguendo così le proprie naturali propensioni geopolitiche.
 
Solo così sarà possibile affrontare e fornire risposte decise e risolute al fenomeno immigratorio, senza perdersi in fallaci soluzioni, peggiori del male che si vorrebbe combattere.
 
Manuel Negri
Responsabile linea politica
Progetto Nazionale

Nessun commento:

Posta un commento